21.11.2014 -
Riprendono le attività al depuratore consortile di Pulsano/Leporano.
Le vicende legate alle attività del costruendo depuratore sono costellate da numerose vicende legate a modifiche normative, a contenziosi, a dubbi progettuali e tecnologici, a ripetuti saccheggi. Vicende che andrebbero analizzate per individuare eventuali responsabilità e negligenze.
Da alcuni mesi, l’Acquedotto pugliese ed il comune di Pulsano hanno completato gli impianti di propria competenza e nonostante ciò, non possono essere avviati (sperando siano efficienti). La motivazione sta nel divieto di sversare i reflui depurati nel canale Maestro di Faggiano in quanto occasionalmente tracima invadendo la campagna circostante. Ritengo doveroso ricordare che al tavolo regionale, coordinato dall’ex assessore Amati, finalizzato all’avvio del depuratore, si era chiarito che la problematica relativa al canale Maestro non poteva essere influente all’esercizio del nuovo depuratore, in considerazione delle modeste quantità delle acque sversate (acque tab. IV). Con il ritiro della delega assessorile all’assessore Amati da parte del presidente Vendola, sono tornati i balletti del rinvio. Questa direttiva purtroppo è stata disattesa e Pulsano ha passato un’altra estate con una parte di costa inquinata dal vecchio depuratore. Intanto ad aprile le attività al canale Maestro sono state sospese dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici a causa di ritrovamenti di Beni Storici. La variante al progetto, redatto dal Consorzio di Bonifica Stornara e Tara, approvato dalla Soprintendenza è stato appaltato e recentemente sono ripresi i lavori. Secondo il dirigente del Consorzio, ing. Tardugno, il lavoro consiste in un tratto di poche centinaia di metri nel versante di Faggiano, ma la direttiva della Soprintendenza di procedere con cautela per eventuali nuovi ritrovamenti, impone rallentamento nelle attività. Quindi escludendo altri ritrovamenti, si potrebbe attuare il collaudo entro gennaio 2015. Speriamo che questa sia l’ultima tappa di una vicenda iniziata nel 1997, costata 30 miliardi e che continua ad inquinare una parte di mare della costa pulsanese.
Siamo ben consapevoli dell’importanza della tutela dei nostri beni archeologici, storici, culturali dei quali dobbiamo essere orgogliosi, ma molto spesso tuteliamo quanto è sepolto nel sottosuolo che difficilmente verrà valorizzato e lasciamo marcire quanto è presente in superficie come Pompei e tanti centri storici italiani.
MIMMO MONGELLI
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