Ci capita sovente di seguire, con un certo impeto, la storia del Mezzogiorno d’Italia attraverso quelle pubblicazioni, che nel corso degli anni, sono state diffuse in alcuni circuiti, in special modo in ambiti specialistici. Il meridionalista Guido Dorso, nel saggio intitolato LA RIVOLUZIONE MERIDIONALE, sosteneva che il Mezzogiorno potrà veramente progredire se seguirà la sua libera iniziativa e ciò che hanno fatto le menti più eccelse di queste terre. Il controllo dello STATO, a causa del particolarismo della classe dirigenziale locale, egli sosteneva, fu del tutto ininfluente e questo arrecò un grave danno all’apertura degli orizzonti di una politica che avesse realmente a cuore l’interesse generale della sua gente, sia del nord del sud d’Italia.
La pubblicazione di Claudia Petraccone, docente di Storia Contemporanea presso l’ Università Federico II di Napoli, intitolata Le “ due Italie”, col sottotitolo La questione meridionale tra realtà e rappresentazione, si presenta come un lucido esempio di attenta e scrupolosa ricerca in ambito accademico.
L’autrice ripercorre la storia della questione meridionale a partire dall’ Unità d’Italia, mostrando un’ Italia profondamente divisa dal punto di vista economico, sociale e degli atteggiamenti mentali. L’opera complessa si rivela in realtà un prezioso apporto agli studi specialistici della storia del Mezzogiorno.
La Petraccone cerca di analizzare quelle che furono, a suo tempo, le dinamiche del Paese dal punto di vista economico e sociale, in riferimento al Mezzogiorno, consegnandoci una disamina della Questione meridionale strettamente connessa alle vicende dell’ Italia contemporanea.
L’opera è suddivisa in cinque capitoli, arricchiti da numerosi paragrafi, che ripercorrono le linee evolutive della nostra storia a partire dal 1860 fino ai nostri giorni. In essa sono svelate le cause storiche, da attribuire alle dominazioni straniere, che nel Mezzogiorno ”avevano ostacolato la nascita di forme di autogoverno simili a quelle che si erano sviluppate al Nord, grazie alla civiltà comunale”. Il senso civico, poco sviluppato al Sud, sostiene l’autrice, ha determinato, nel corso degli anni, quel “ familismo amorale, unito al clientelismo, all’illegalità, alla stagnazione economica ed al governo inefficace, il tutto acuito, successivamente, dall’intervento straordinario che ha indebolito il suo sviluppo economico autonomo ed ha incrementato, invece, quei meccanismi di dipendenza politica”.
In tempi più recenti, sottolinea la Petraccone, gli studiosi meridionalisti, hanno rilevato il fatto che il male endemico nelle nostre terre sia stato determinato dalla nascita di un’illegalità diffusa che ha costituito per tanto tempo un “terreno fertile per lo sviluppo di forme di criminalità organizzata, capace di penetrare nei diversi settori della società civile e di operare anche sul piano internazionale”.
L’opera tuttavia sembra convergere nello stesso punto al quale tutti noi ci auspichiamo di approdare, l’adesione, cioè, dell’ Italia all’ Unione Europea che apre, decisamente, nuove prospettive sia a livello regionale che nazionale.
Al di là dei particolarismi, è detto, facciamo affidamento su di una politica razionale che favorisca il numero dei contributi tendenti a valorizzare ed a tener conto delle peculiari risorse territoriali dell’intero Mezzogiorno, rispecchiando, in questo modo, “i bisogni civili nei quali sovrasta l’obiettivo più importante che è rappresentato dall’apporto di tante forze nuove che si fanno garanti di giustizia per il rinnovamento di questa parte d’Italia”. In quest'ultimo periodo si fa, con più insistenza, riferimento al Sud e ciò lo possiamo verificare leggendo note testate locali ma anche a carattere nazionale, come Il Sole 24 ore, per questo sintonizzarsi con tutto ciò che ci riguarda, socialmente e coralmente,
non può che suscitare il nostro interesse e quello, soprattutto, delle nuove generazioni.
A tale proposito appare interessante il recente convegno sul Mezzogiorno, svoltosi a Roma, nell’autunno dello scorso anno, e promosso dall’Accademia dei Lincei e dalla fondazione Edison che ha sottolineato, in un contesto europeo, l’importanza, nel sud d’Italia, del comparto manifatturiero della piccola e media industria ed anche del turismo.La collocazione del Mezzogiorno, al centro del Mediterraneo, favorisce inoltre le esportazioni del settore agroalimentare. Mi vengono in mente le parole del presidente del GRUPPO PICCOLA INDUSTRIA di Confindustria Campania,durante un’intervista,: “La questione meridionale è una questione complessa che viene da lontano e che pure non è percepita per la sua effettiva rilevanza in un contesto nazionale”, anche se, possiamo affermare che analisi più recenti, in base ai Piani d’azione per il Sud, attestano che l’Italia, unitamente al Mezzogiorno, potrebbe aumentare il proprio valore dal punto di vista economico.
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Ester Lucchese
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