21.01.2014 - Ci chiediamo, a volte, come sia possibile che i giovani meridionali si facciano promotori di un rinnovamento politico a difesa di tutti quei problemi della parte più debole d’ Italia. Molti sostenitori, a favore della causa del Mezzogiorno, hanno svelato con obiettività i punti di criticità del Sud d’Italia, facendola apparire una realtà davvero desolante per il fatto che per i più non c’è lavoro. E come si è detto con insistenza più volte, in altre occasioni, si è spinti, loro malgrado, ad emigrare al Nord dove è possibile raggiungere, con meno intoppi, questo obiettivo. I sacrifici, in seguito a questa scelta, sono notevoli indubbiamente, ma almeno si alimenta una nuova speranza!
La questione meridionale, nei primi del Novecento, dagli addetti ai lavori e
dai pensatori e politici come Don Sturzo, è stata definita “problema dell’Italia intera”, dunque riveste un carattere nazionale.
Sturzo è sempre stato dell’idea che per fronteggiare l’entità del problema occorreva formare una coscienza pubblica sull’argomento. Era necessario, pertanto, superare lo stato psicologico che
metteva i meridionali in condizioni di inferiorità ed indurli, invece, a pensare che fosse necessario creare “un programma politico della questione affinché diventasse convinzione e pensiero generale degli italiani”.
La mancanza di una vera e propria classe borghese intraprendente, in realtà nelle nostre terre, sin dall’inizio, è stato avvertito come impedimento alla crescita del Sud. Ed era eclatante
la differenza fra il ritmo del Nord e quello del Sud, quest’ultimo fermo, diremo in una zona di stasi, di crisi morale ed economica. In alta Italia, sostiene don Sturzo, la banca aveva
sempre avuto un peso sempre crescente sullo sviluppo economico e sulla vita politica. Bisognava, per questo, considerare il travaglio economico e morale, della parte più debole della
nazione, come parte integrante del sistema dell’Italia intera. Il Sud si era fatto troppo spesso e presto rinunciatario nel lottare a favore della sua crescita ragion per cui era stato assorbito,
depauperato e disintegrato. L’irrigidimento conseguente avevo portato alla stagnazione nel campo dello sviluppo industriale ed agricolo. L’Italia del Nord, in conseguenza di tutto ciò,
aveva fomentato ed esteso la propria crescita nell’area economica centro-europea in cui erano, e sono tutt’ora, sviluppati i trasporti, la rete ferroviaria, l’industrializzazione, la
competenza tecnica, e “dove operano commercianti audaci e finanzieri coraggiosi”. Il punto dolente del meridione, dunque, consistette nell’avere avuto bisogno di protezione e di denaro e
nel fatto di non aver mai conquistato, nel corso degli anni, un proprio margine di iniziativa politica. Nel voler mostrarsi più ottimisti, possiamo considerare il fatto che un
centro economico più esteso potrebbe costituire, invece, il perno di una nuova concezione economico- politica, in grado di farci considerare questa parte d’ Italia un ponte nel Mediterraneo. Come era avvenuto nell’antichità, del resto, quando la politica mediterranea rappresentò un
momento di floridezza per l’intero Mezzogiorno.
Il Mezzogiorno, riprendo le testuali parole del pensatore politico, non deve, dunque domandare l’elemosina dei favori governativi, ma deve creare una propria coscienza politica.
Una politica di pacifica espansione mediterranea ed adriatica atta a valorizzare l’economia e gli sforzi produttivi
dell’industria e dell’agricoltura. Nord e Sud devono avere due centri di sviluppo e di convergenza come un insieme economico. Si deve, pertanto, cooperare affinché il Mezzogiorno non sia avulso
dal ritmo dell’economia e della politica nazionale.
La conseguenza di tutto ciò ci spinge a considerare l’ Italia portatrice di un solo spirito, di una
sola volontà, di una sola fede, di una stessa vita e di un medesimo avvenire, necessario affinchè il Mezzogiorno diventi parte integrante dell’intero sistema.
“Sprezza e calpesta il Mezzogiorno chi ne sfrutta gli istinti e ne mantiene l’asservimento politico”
sostiene con amarezza don Luigi Sturzo.
Gli aspetti positivi del nuovo Mezzogiorno emergente, invece, devono essere riferibili ad una azione dei governi
locali,che hanno sostenutoidonee politiche pubbliche per lo sviluppo e che hanno saputo sfruttare
concretamente i contributi europei a favore delle regioni più arretrate dell’Unione Europea.
Negli anni a noi vicini molti soldi destinati al Sud non sono stati spesi proficuamente. Il primo effetto positivo nel Mezzogiorno ha riguardato invece la politica.
L’ingrediente che i nuovi sindaci, scelti dal popolo, hanno saputo creare è stato l’incentivazione della
fiducia. Mentre il secondo effetto del proprio amministrare ha riguardato, invece, la lotta alla criminalità organizzata.
La revisione generale dell’intera economia nazionale, dunque, sarà la sola a portare ed a valorizzare quella locale e dell’Italia del Sud.
La politica meridionale, nuova e confidente del nostro futuro, potrebbe essere caratterizzata, con ogni probabilità, da difficoltà, opposizioni e malintesi, specialmente quando si ha una
propaganda avversa che tenta di destabilizzare, gettare discredito e contare più sull’ignoranza e sui pregiudizi.
All’intrigo bisogna continuare ad opporre la purezza, la semplicità l’onestà, l’impegno che vi siano sempre “amministratori illuminati che sappiano individuare le priorità d’intervento” nella
ricerca del bene comune.
Le nuove amministrazioni comunali e provinciali hanno attuato intorno agli anni’90 alcuni progetti per lo sviluppo locale, quali il Laeder e Urban finanziati dall’Unione europea .
In quegli anni nei romanzi e nella cinematografia è emersa una coscienza nuova del Sud con un nuovo volto, quello del riscatto, che lo ha portato ad essere un
crocevia di civiltà ed una terra con infinite tipologie di risorse.
Risorse ambientali soprattutto, ma selvaggiamente deturpate da costruzioni impietosamente abusive che diventano tutt’oggi oggetto di raffiche di denunce. Ho sempre pensato che
solo l'amore per le nostre terre può spingere molti giovani della mia generazione, e non solo, a continuare l'opera avviata dai propri padri. Emerge, pertanto, quella volontà di conservare, ma
soprattutto di far crescere ciò che di buono essi ci hanno consegnato. E' un dovere sacrosanto, dunque, quello di farsi portavoce degli ideali in grado di risolvere le sorti del nostro
Sud.
Noi che operiamo nelle nostre terre avvertiamo la necessità, dunque, di ripristinare un turismo incontaminato dei beni ambientali e culturali, soprattutto, essendosi scardinato quell’equilibrio sedimentato nel modo di pensare della gente. Sono in azione, per fortuna, forze nuove che lasciano ben sperare in cambiamenti in grado di superare ostacoli e difficoltà e che rilancino soprattutto il comparto lavorativo giovanile.
Ester Lucchese
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