03/02/2016 - A marzo entrerà in vigore il REDITO D’INCLUSIONE, che in forma più limitata del REDITO DI CITTADINANZA, proposto dal M5S, dovrebbe dare il via alla lotta contro la povertà assoluta.
Reddito d’inclusione sociale (REIS) è destinato a chi vive in povertà assoluta, si tratta oggi del 6,8% delle persone in Italia.
Gli utenti ricevono un contributo economico pari alla differenza tra la soglia di povertà assoluta e il reddito familiare del beneficiario e compiono se necessario percorsi di inserimento sociale
o occupazionale (sostegno alle responsabilità familiari, di istruzione, ricerca di un impiego, riqualificazione professionale).
La regia e dei Comuni, che coinvolgono il Terzo Settore i Centri per l’ impiego e altri soggetti del welfare locale.
La misura viene introdotta gradualmente con un piano nazionale articolato in quattro annualità a partire dal 2016. Nel primo anno è destinato a 1,4 milioni di indigenti che versano in condizioni
economiche più critiche, cioè i più poveri tra i poveri. Poi l’ utenza verrà progressivamente allargata. A partire dal 2019 sarà rivolto stabilmente a chiunque sia in povertà assoluta.
La spesa cresce progressivamente. Il primo anno costa 1,8 miliardi di euro, dei quali 1,4 miliardi per i contributi economici e 400 milioni per i servizi forniti dai Comuni al Terzo settore. La
spesa a regime, cioè dal quarto anno, è di 7,1 miliardi, dei quali 5,5 destinati contributi economici e 1,6 a Comuni e Terzo settore
Reddito di cittadinanza, invece, è destinato sia alle persone in povertà assoluta sia a quelle a rischio di povertà. In totale il 14,9% degli italiani.
I beneficiari ottengono un contributo economico pari alla differenza tra la soglia di rischio di povertà e il reddito familiare di chi lo riceve e compiono se necessario percorsi di inserimento
occupazionale e inserimento sociale.
La regia della misura è in capo ai Centri per l’ impiego, che coinvolgono Comuni, Agenzie per il lavoro, Terzo settore e altri soggetti del welfare locale.
Se ne prevede l’attivazione completa in un solo anno.
La spesa regime è pari a 16,9 miliardi di euro, dei quali 14,9 destinati contributi economici e 2 al riordino dei servizi per l’ impiego e all’aiuto alla creazione d’impresa.
Poiché la misura viene introdotta in un’annualità, la spesa regime e quella del primo anno corrispondono.
Ma capiamo meglio cos’è il REIS
Il Reis è una misura nazionale rivolta a tutte le famiglie che vivono la povertà assoluta in Italia. Questa si illustra i tratti principali che assumerà una volta entrata a regime, cioè a
partire dal quarto ed ultimo anno del percorso di transizione, accompagnandoli con i rispettivi principi guida.
Utenti: le famiglie in povertà assoluta, che nel 2012 erano il 6.8% dei nuclei in Italia. Il Reis è destinato ai cittadini di qualsiasi nazionalità, in possesso di un valido titolo di
legittimazione alla presenza sul territorio italiano e ivi residenti da almeno 12 mesi. Il principio guida è l’universalismo: una misura per tutte le famiglie in povertà assoluta.
Importo: ogni famiglia riceve mensilmente una somma pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia Istat della povertà assoluta. Il principio guida è l’adeguatezza: nessuna famiglia è
più priva delle risorse necessarie a raggiungere un livello di vita “minimamente accettabile”.
Variazioni geografiche: la soglia di povertà assoluta cambia in base alla macro-area (nord/centro/sud) ed alla dimensione del comune (piccolo/medio/grande) dove ci si trova. Si tiene così conto
delle notevoli differenze nel costo della vita esistenti in Italia, in modo da assicurare a tutti eguaglianza sostanziale nell’accesso alla misura e nel potere d’acquisto che questa garantisce.
Il principio guida è l’equità territoriale: poter avere le stesse condizioni economiche effettive in qualunque punto del paese.
Servizi alla persona: insieme al contributo monetario, gli utenti del Reis ricevono i servizi dei quali hanno bisogno. Possono essere servizi per l’impiego (si veda sotto), contro il disagio
psicologico e/o sociale, riferiti a bisogni di cura – disabilità, anziani non autosufficienti – o di altra natura. S’intende così fornire nuove competenze alle persone e/o aiutarle ad organizzare
diversamente la propria esistenza. Il principio guida risiede nell’inclusione sociale: dare alle persone l’opportunità di costruire percorsi che – nei limiti del possibile – permettano di
uscire dalla condizione di marginalità.
Welfare mix: il Reis viene gestito a livello locale, grazie ad un impegno condiviso, innanzitutto, da Comuni e Terzo Settore. I Comuni – in forma associata nell’Ambito – hanno la responsabilità
della regia complessiva e il Terzo Settore co-progetta insieme a loro, esprimendo le proprie competenze in tutte le fasi dell’intervento; anche altri soggetti svolgono un ruolo centrale, a
partire dai quelli dedicati a formazione e lavoro. Il principio guida consiste nella partnership: solo un’alleanza tra attori pubblici e privati a livello locale permette di affrontare con
successo il nodo povertà.
Lavoro: tutti i membri della famiglia in età tra 18 e 65 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi nella ricerca di un’attività professionale, dare disponibilità a iniziare un’occupazione
offerta dai Centri per l’impiego e a frequentare attività di formazione o riqualificazione professionale. Il principio guida consiste nell’inclusione attiva: chi può, rafforza le proprie
competenze professionali e deve compiere ogni sforzo per trovare un’occupazione.
Livelli essenziali: il Reis costituisce un livello essenziale delle prestazioni ai sensi dell’art 117 della Costituzione ed è il primo inserito nelle politiche sociali del nostro paese. Viene
così introdotto un diritto che assicura una tutela a chiunque cada in povertà assoluta. Il principio guida è quello di cittadinanza, secondo il quale viene assicurato a tutti il diritto di essere
protetti contro il rischio di povertà assoluta.
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